fbpx

«Amo i gialli di Alessandro Robecchi, l’ho già scritto. In quest’ultimo credo di poter dire che abbia raggiunto il più alto grado di efficacia narrativa: Follia maggiore (Sellerio)» – Corrado Augias

Alessandro Robecchi  nella sua carriera ha declinato l’arte investigativa in molteplici forme narrative, dalla politica alla letteratura, ha scritto per la radio e la televisione. Dirige gli spettacoli di Maurizio Crozza e collabora con Il Fatto Quotidiano, conquista il grande pubblico con i suoi polizieschi che ad ogni uscita si confermano dei veri e propri “casi editoriali”. Il suo ultimo romanzo Follia Maggiore valica i confini del noir e continua la tetralogia di suspense, critica sociale e di costume iniziata con Questa non è una canzone d’amore (2014) a cui hano fatto seguito Dove sei stanotte (2015), Di rabbia e di vento (2016) e Torto Marcio (2017). Protagonista indiscusso della serie di gialli è Carlo Monterossi, un detective improvvisato, immagine dell’uomo moderno perennemente scisso tra passioni e interessi diversi, è “l’uomo curioso”, “l’uomo che risolve i problemi”. Accanto a lui emerge, tra ironia e mistero, l’intero corpo di polizia costretto ad indagare su una serie di delitti irrisolti, costituito da personaggi insoliti e singolari, come i due sovrintendenti Carella e Ghezzi o l’investigatore Oscar Falcone.
L’enigma robecchiano si dipana attraverso voci parallele, punti di vista che si accostano e si intrecciano per sciogliere ogni singolo sospetto, attraverso ipotesi, congetture e supposizioni che catturano il lettore fino all’ultima pagina. “Mi piace che si arrivi al colpevole da due strade diverse, che significa due modi di pensare e di vedere il mondo” confessa l’autore. 
La topografia letteraria s’identifica in modo particolare con il capoluogo lombardo. Milano è il filo conduttore della produzione robecchiana, la città associa le vicende dei personaggi a fatti di cronaca, reali, con i quali l’autore trascende la finzione narrativa e attualizza i casi polizieschi. Con la letteratura Robecchi intende sfatare miti e concezioni archetipiche, afferma: “Milano è una piccola, bellissima città con enormi diseguaglianze, raccontarle non vuol dire detestare la città, vuol dire amarla un po’ più decentemente”. L’impegno politico e sociale dell’autore è filtrato da un ermetismo narrativo i cui ingredienti essenziali sono le emozioni, ora sibilline, ora enigmatiche.
Un modo di fare noir a colori:

“L’amore, il rimpianto, la rabbia, l’avidità. Non c’è una classifica dei sentimenti, tutto fa parte dell’impasto. Il rimpianto, come la malinconia, di cui il Monterossi è affetto da sempre, sono sentimenti interessanti, non univoci. La malinconia graffia, ma è anche avvolgente, a volte persino rassicurante. Il rimpianto ci dice che, persino in un giallo, non fanno male solo le coltellate e i colpi di pistola, ma anche le cose che ci sfuggono, che non torneranno più, o che abbiamo gettato via”. 

L’appuntamento con Alessandro Robecchi è sabato 5 Maggio, ore 18.30 presso il Teatro della Filarmonica, l’autore dialogherà con Valerio Calzolaio sul suo ultimo libro Follia maggiore.

Categories:

Tags: