fbpx

JONATHAN BAZZI
GINEVRA LAMBERTI

FUORI DAL CENTRO

Corpi Minori – Jonathan Bazzi
Tutti dormono nella valle – Ginevra Lamberti

introduce CHIARA VALERIO

C’è una vita “fuori dal centro “ fatta di corpi, passioni, silenzi, illusioni, desideri. Una vita all’apparenza marginale, che guarda a un altrove e ricerca un “centro” per arrestare la propria deriva. Una “sfida” tra due “giovani” rivelazioni della narrativa italiana.

QUANDO

7 maggio | 17:30

DOVE

AUDITORIUM BIBLIOTECA MOZZI BORGETTI

COME

ingresso libero
senza prenotazione


Jonathan Bazzi è nato a Milano nel 1985. Cresciuto a Rozzano, nella estrema periferia sud della città. Laureato in filosofia con Il suo primo romanzo Febbre, uscito per Fandango nel maggio 2019, ha attirato l’attenzione di critica e pubblico fino ad aggiudicarsi un posto nella mitica cinquina del Premio Strega. Corpi minori, il suo nuovo romanzo è un libro su Milano e sull’amore, ovvero la più ostinata delle nostre ossessioni. Sul mostro che ogni amore – soprattutto ogni grande amore – custodisce, e qualche volta scatena. Molto sensibile alle questioni di genere, Bazzi ha collaborato con molte testate online e magazine importanti come Gay.it, Vice, The Vision, Il Fatto.it.

Ginevra Lamberti scrittrice e copywriter, vive in Veneto, ed è laureata  in Lingue e Culture Euroasiatiche e del Mediterraneo. I suoi romanzi sono tradotti in Germania, Cina, Francia, Regno Unito e Brasile. Con il suo secondo romanzo Perché comincio dalla fine (edito da Marsilio 2019) ha vinto il premio Mondello 2020. Il suo ultimo romanzo, sempre edito da Marsilio, è Tutti dormono nella valle, ambientato nei movimentati anni settanta, racconta la storia di Costanza e Claudio ricca di avventure, dolori, allegrie e che porterà la bambina che oggi racconta questa storia.

I corpi minori sono corpi celesti di dimensioni ridotte: asteroidi, meteore, comete, ma in questo romanzo “minori” sono tutti i corpi osservati sotto la lente del desiderio. Desiderio che fa gravitare i personaggi attorno ai sogni e alle ambizioni di una vita, o solo di una stagione. Come accade al protagonista, che all’inizio della storia ha vent’anni, più di un talento ma poca perseveranza. Di una cosa però è sicuro, vuole andarsene da Rozzano, percorrere in senso inverso i tre chilometri e mezzo di via dei Missaglia, lasciarsi alle spalle l’insignificanza e la marginalità e appartenere per sempre alla città, dove spera di trovare anche l’amore, che sin dall’adolescenza insegue senza fortuna, invaghendosi di ragazzi tanto belli quanto sfuggenti. In una Milano ibrida e violenta, grottesca e straripante – che sembra tradire le promesse di quiete e liberazione immaginate da lontano –, il protagonista dovrà fare i conti con le derive del desiderio, provando a capire quale sia il suo posto nell’ordine geografico ed emotivo di questi anni irradiati di cortocircuiti tra reale e virtuale, tra immagine ed esperienza incarnata. Quando inizia una relazione con un ragazzo più giovane di lui e bellissimo, si sente finalmente dentro il cono di luce dorata della felicità: ama, ed è corrisposto. Eppure non basta trovarsi nel luogo che si è sempre sognato, non basta l’amore. Si è inchiodati a se stessi, in carne e ossessioni: per riuscire a occupare il proprio posto nel mondo non si può ignorarlo.

 

Costanza ha diciotto anni ed è nata in una valle dove il sole sorge tardi e tramonta presto. Il padre, Tiziano, voleva un maschio. La madre, Augusta, voleva una bambola. Incapaci di comunicare, i loro corpi coesistono in una casa gialla circondata da boschi, vecchi riti contadini e nuovi riti industriali, superstizioni, voci di paese, anziane dette “streghe”. Ci sono i campi da lavorare, il cimitero per i morti e la chiesa per chi aspetta il regno del Signore. Il campanile batte le ore con tre minuti di ritardo sul resto del mondo, e Costanza cerca di coprire lo svantaggio scappando, smezzando acidi e dormendo su pavimenti. Macina chilometri lungo la statale in cerca di passaggi per l’altrove. Lo fa con Livia e con Mimì, con Fiorella e tutte le ragazze e i ragazzi come loro. Sono gli anni Settanta, e i loro vecchi non sono pronti a guardare in faccia questa nuova specie di animali. Quando Costanza incontra Claudio – che sa sistemare i denti anche se non è un dottore, inventa storie, nasconde tesori ed è fidanzato con l’eroina – comprende di aver trovato il suo altrove. Non importa se si chiama Roma o Bombay, se si trova in un vicolo di periferia o in una comunità in cima a una collina, così come non importa se ci si ammazza di botte, se i soldi finiscono e le mani invecchiano. Importa solo non tornare nella valle, che non lascia mai in pace e dopo quarant’anni rivuole ancora indietro le sue figlie ingrate. Claudio viene da una grande città piena di rovine e memorie antiche e, non potendo riavere indietro il padre, vuole solo andare via da se stesso. Vuole andare via anche se la madre accetta le sue stranezze, scambiandole per modernità. Così Claudio e Costanza, inconsapevoli del futuro ma impegnati nel presente, cominciano a vivere insieme, e la vita porta avventure, dolori, allegrie e la bambina che oggi racconta questa storia.