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VERA GHENO

GRAMMAMANTI
IMMAGINARE FUTURI CON LE PAROLE

« la nostra lingua è uno strumento potentissimo per conoscere sé stessi e costruire la società migliore che vorremmo. Per questo dovremmo tornare a instaurare con le parole una vera e propria relazione amorosa»

con il patrocinio dell’Ordine degli avvocati di Macerata

valido come credito formativo per insegnati ed educatori e avvocati

QUANDO

5 maggio | 18,30

DOVE

TEATRO DELLA FILARMONICA

COME

Ingresso libero senza prenotazione fino ad esaurimento posti

Vera Gheno: punto di riferimento per un corretto uso del linguaggio specialmente nel web, è una sociolinguista e autrice italiana, specializzata in comunicazione digitale. Collaboratrice dell’Accademia della Crusca, dal 2012 ne ha curato l’account Twitter. Ha insegnato all’Università di Firenze, presso la facoltà di Scienze Umanistiche per la Comunicazione, e ha pubblicato diversi articoli scientifici e saggi, tra cui alcuni titoli di divulgazione, come Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi) (Cesati, 2016), Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network (Cesati, 2017) e Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello (Longanesi, 2018, con Bruno Mastroianni), Settembre 1972 (Anfora, 2019), Potere alle parole. Perché usarle meglio (Einaudi, 2019), L’Antidoto (Longanesi, 2023), Parole d’altro genere, come le scrittrici hanno cambiato il mondo (Rizzoli 2023). Grammamanti. Immaginare futuri con le parole (Einaudi 2024)

Le parole sono centrali nelle nostre vite e dischiudono infinite opportunità. Per questo dovremmo instaurare con loro una vera e propria relazione amorosa, sana, libera, matura. Perché le parole ci permettono di vivere meglio e ci danno la possibilità di cambiare il mondo. Chi può definirsi grammamante? Chi ama la lingua in modo non violento, la studia e cosí comprende di doverla lasciare libera di mutare a seconda delle evoluzioni della società, cioè degli usi che le persone ne fanno ogni giorno parlando. Essere grammarnazi significa difendere la lingua chiudendosi dentro a una fortezza di certezze tanto monolitiche quanto quasi sempre esili; chi decide di abbracciare la filosofia grammamante, invece, non ha paura di abbandonare il linguapiattismo, ossia la convinzione che le parole che usiamo siano sacre, immobili e immutabili. Perché per fortuna, malgrado la volontà violenta di chi le vorrebbe sempre uguali a loro stesse, le parole cambiano: alcune si modificano, altre muoiono, ma altre ancora, nel contempo, nascono. E tutto questo dipende da noi parlanti: non c’è nessuna Accademia che possa davvero prescrivere gli usi che possiamo farne; siamo noi a deciderlo e permettere il cambiamento. È tempo di smettere di essere grammarnazi e tornare ad amare la nostra lingua, apprezzandola per quello che davvero è: uno strumento potentissimo per conoscere sé stessi e costruire la società migliore che vorremmo.