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GIUSEPPE BOMMARITO

LE VITTIME DIMENTICATE

“Tre giovani carabinieri uccisi, tre vittime predestinate.  La strage di via Scobar a Palermo, un delitto di mafia pressoché dimenticato. “

intervengono
GEN. CC. TITO BALDO HONORATI
GEN. CC. MARCO DI STEFANO

in collaborazione con la casa editrice Affinità Elettive

incontro valido come formazione per avvocati, accreditato dall’Ordine degli avvocati di Macerata

QUANDO

3 maggio | 18,30

DOVE

TEATRO DELLA FILARMONICA

COME

Ingresso libero senza prenotazione fino ad esaurimento posti

Giuseppe Bommarito è un avvocato libero professionista, cassazionista, contitolare dello Studio Legale Associato Bommarito/Maroni di Macerata.
E’ presidente del Club Alpino di Macerata dal 1983 al 1986 e della Delegazione Regionale Marche del Club Alpino dal 1990 al 1992.
Presidente, dall’ottobre 2009, dell’associazione onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”, fondata dopo la morte per overdose da eroina del proprio figlio Nicola in data 22 giugno 2009. E’ autore di numerosi libri e articoli centrati sulla tossicodipendenza e sui necessari interventi preventivi, repressivi e terapeutici. Inoltre, è promotore e organizzatore di convegni in materia con la propria associazione, ed anche in sinergia con il giornale Emmaus, con l’Anffas di Macerata, con il Dipartimento Dipendenze Patologiche di Macerata e Camerino.

Una strage fra le tante di quel terribile periodo, tra gli Ottanta e i Novanta, quando la mafia in Sicilia uccideva senza pietà tutti quei servitori dello Stato che volevano solo fare il loro dovere e non abbassare la testa dinanzi allo strapotere di Cosa Nostra. Eppure la strage di via Scobar (Palermo, 13 giugno 1983), nella quale persero la vita tre carabinieri, ha una particolarità. Non era mai successo, né prima né dopo, e nemmeno negli anni terribili del terrorismo politico, che a distanza di soli tre anni fossero uccisi i comandanti della stessa compagnia dell’Arma, quella di Monreale, un avamposto della legalità – sia pure con molte contraddizioni – in una zona ad alta intensità mafiosa gestita dai corleonesi di Riina e Brusca. Nel maggio 1980 toccò al capitano Emanuele Basile; nel giugno 1983, appunto in via Scobar, al suo successore, il capitano Mario D’Aleo, abbattuto insieme all’appuntato Giuseppe Bommarito e al carabiniere Pietro Morici. Eppure, nonostante questa unicità, la strage è stata pressoché dimenticata, forse perché costituiva una ferita troppo evidente all’autorità dello Stato.