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DARIA BIGNARDI

LIBRI CHE MI HANNO ROVINATO LA VITA E ALTRI AMORI MALINCONICI

introduce LOREDANA LIPPERINI

«I libri sono incontri e, come gli incontri che facciamo nella vita, ci sono incontri che ci fanno bene e incontri che ci fanno male.» Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, Daria Bignardi si confessa in modo intimo narrando l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d’ombra. 

QUANDO

7 maggio | 18:30

DOVE

TEATRO DELLA FILARMONICA

COME

ingresso libero
senza prenotazione


Daria Bignardi, scrittrice e giornalista, vive a Milano. Come autrice ha esordito nel 2009 con il memoir Non vi lascerò orfani (Mondadori), che ha vinto il premio Rapallo, il premio Elsa Morante, il premio Città di Padova. Da allora ha collezionato successi editoriali sempre con Mondadori, tra i quali:  Un karma pesante (2010), L’acustica perfetta (2012), L’amore che ti meriti (2014), Santa degli impossibili (2015) e Storia della mia ansia (2018), Oggi faccio azzurro (2020). Ha esordito nel 1991 come giornalista televisiva in Milano Italia su RAI3. Celebri le sue interviste nelle trasmissioni: Le invasioni Barbariche, L’era Glaciale e L’Assedio che la vedevano come unica conduttrice. Ha anche collaborato con Vanity Fair ed ha diretto Donna. 

Ciascuno di noi, anche solo per un istante, ha conosciuto l’irresistibile forza di attrazione dell’abisso. Daria Bignardi sa metterla a nudo con sincerità e luminosa ironia, rivelando le contraddizioni della sua e della nostra esistenza, in cui tutto può salvarci e dannarci insieme, da nostra madre a un libro letto per caso. Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo – dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie – narrando l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d’ombra. E scrive un inno all’incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi. Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove. Un viaggio nel quale la vita si manifesta «furiosamente grande».
«Dopo aver letto Il demone meschino di Sologub, a tredici anni, presi della polvere dal Piccolo Chimico, uno dei miei giochi preferiti di bambina, la misi dentro un foglietto di carta velina piegato in quattro e me lo infilai nel portafoglio, per giocare alla droga. Mio padre la trovò qualche anno dopo e la fece analizzare. Distratto com’era, assente com’era, anziano com’era – sono nata che aveva quasi cinquant’anni – a suo modo cercava di tenermi d’occhio. Mia madre era cosí ansiosa che il solo pensiero che potessi cacciarmi nei guai la devastava, perciò lo rimuoveva. Mi proibiva tutto, che è come non proibire niente. Per lei – e quindi anche per me – non c’era scelta: dovevo essere irreprensibile e prudente, se no lei – come minimo – ne sarebbe morta. Diventai l’opposto».